La felicità prima di Natale. Meglio con un bagaglio a mano!!
E’ tempo di riflettere sulle stagioni della vita e sulle opportunità che abbiamo per evolvere “da adulti”.
Mi sono chiesta quale sarebbe stato il modo migliore per affrontare l’argomento mettendomi il cappello da Genio Positivo e ho scelto di fare il primo passo partendo dalle convinzioni.
Spesso pensiamo che le nostre convinzioni (la maggior parte dei casi auto-limitanti) rappresentino la rotta. Faccio riferimento ad alcuni casi specifici:
- tutti coloro che lavorano sodo, sacrificando la loro felicità per arrivare alla pensione;
- tutti coloro che sgobbano dalla mattina alla sera e si concedono solo per il week end risposo e divertimento;
- tutti coloro che fanno pensieri di scarsità e pensano che alcune cose siano impossibili o inappropriate per loro;
- tutti coloro che si concedono solo vacanze a Natale e a Ferragosto, magari prenotando vacanze villaggio e pensando che fare mille attività al giorno durante la vacanza (risveglio muscolare, pallavolo, abbuffata, tiro all’arco, teatro, Karaoke ecc…) sia rigenerante;
Quasi nessuno è consapevole che la felicità sia una competenza che si può allenare ogni giorno ed è possibile per tutti.
Quindi, come si fa ad essere felici?
La strategia migliore per essere felici è costruire giornate felici, quindi ogni giorno prendersi il tempo per:
- meditare;
- divertirsi;
- riposare;
- fare sport;
- leggere;
- scrivere;
- coltivare i propri hobbies;
- coltivare relazioni di valore.
A proposito di queste ultime, a cui vorrei dedicare uno spazio importante, è bene porci un altro interrogativo:
Come si misura il valore di una relazione?
Chiediamoci ogni giorno quali persone coltiviamo ed in quale forma. Via whats app? Via mail? Al telefono? Davanti ad un caffè? Oppure a casa con una bella tavola apparecchiata preparando con amore un pasto delizioso?
Più è personale il contatto e più è forte il legame emozionale. Ecco come si misurano le relazioni di valore. E questo è un passaggio molto importante per allenare il “muscolo della felicità” perché dobbiamo ricordarci che siamo esseri umani cablati per la socialità e il capitale sociale è alla base dei principi della Scienza della Felicità.
Lo sbaglio che facciamo tutti, soprattutto da adulti, è nelle nostre convinzioni frutto della biologia delle credenze che hanno dominato in tenera età.
Che cosa si intende per biologia delle credenze?
Quando siamo piccoli il nostro sviluppo è controllato da geni e dalle cellule e prendiamo per buono tutto quello che ci viene procrastinato. Abitudini, educazione, stili di vita, modelli familiari, modelli finanziari, morale, religione ecc…Siamo stati anche a abituati a pensare che le tappe funzionali per la nostra evoluzione siano quelle standard. Mi riferisco per esempio a:
- andare a scuola;
- trovare un lavoro;
- creare una famiglia;
- fare carriera;
- andare in pensione;
Quindi non facciamo altro che passare il tempo, che è la moneta della nostra vita, a fare in modo di rispettare questa scaletta di tappe e ci ammaliamo perché non riusciamo a dedicare tempo alle cose che ci appassionano.
Quindi, quali sono i sintomi dell’infelicità?
Hanno a che vedere prevalentemente tutte con le disfunzioni del tempo:
- guardiamo spesso le lancette dell’orologio;
- siamo sempre in ritardo su tutto;
- il nostro corpo ci manda segnali e non li ascoltiamo;
- temiamo il passare del tempo perché sottrae energie e gioventù;
- non siamo in sintonia con il flusso della vita e con i nostri ritmi circadiani;
La priorità, invece, è “affrettarsi lentamente” per conoscersi. Coltivare il proprio sé e allenare ogni giorno la propria felicità.
Quindi, come facciamo a capire che “il muscolo della felicità” è abbastanza allenato?
Diventiamo più amorevoli, siamo ricolmi di gentilezza, siamo più aperti alle diversità, rispettiamo i tempi e gli stili degli altri, siamo più in grado di trovare sbocchi per la nostra creatività.
Cosa ho voluto dire in questo articolo e cosa c’entra il “bagaglio a mano”?
Prendo in prestito le parole di Gabriele Romagnoli nel suo libro “Solo bagaglio a mano” che mi è stato regalato qualche giorno fa con una dedica di spessore: “Il bagaglio a mano richiede l’indispensabile e dunque, chiedendo di scegliere, mette in moto una critica del possibile. Un bagaglio a mano impone di selezionare un vestito multiuso, un accessorio funzionale, persino un colore non invadente. Il bagaglio del grande viaggiatore diventa metafora di un modello di esistenza che vede nel “perdere ricchezza che sollecita l’affrancamento dei bisogni, che non teme la privazione del “senza”.
E’ un po’ come andare in barca a vela, un’esperienza meravigliosa dalla quale ho imparato che si può benissimo passare una settimana senza avere il beauty ricolmo di cosmetici. Un’altra metafora è il trasloco, a chi non è capitato di fare un trasloco? Probabilmente vissuto come un trauma, ma un trauma liberatorio. Un trasloco ti fa scoprire quante cose inutili abbiamo, e quante cose o persone invece diamo per scontate. Ti rendi conto soprattutto in queste occasioni che un abbraccio la sera a casa vale molto di più di uno scatto di carriera.
Viaggiare leggeri. Essere leggeri. Vivere leggeri.
Buona esplorazione.
Caterina